I Progetti dai giovani

Progetti presentati dai giovani studenti, ricercatori e imprenditori durante l’evento d’apertura.

  1. Federica Buccino, Ricercatrice Dip. Meccanica del Politecnico di Milano – Progetto sull’infragilimento osseo.
    In seguito alla partecipazione alla precedente edizione del Social Innovation Campus, ho avuto l’opportunità di conoscere personalmente la realtà della ricerca clinica. In questo contesto, ho condiviso il progetto diretto dalla professoressa Vergani ed incentrato sullo studio dei fenomeni meccanici di micro-frattura ossea. E così, da un incontro quasi randomico, è nata una fruttuosa interazione con i clinici dell’Istituto Ortopedico Galeazzi. Di grande valore è stato poter apprezzare personalmente la collaborazione attiva tra due settori distinti, il supporto dato a persone che, come me, hanno appena intrapreso la carriera nel mondo della ricerca e la ricerca verso un comune obiettivo. Infatti, a seguito di questo primo incontro, è iniziato un progetto focalizzato sulla comprensione delle fratture da infragilimento osseo, che ogni anno rappresentano un crescente fardello sia da un punto di vista economico, in termini di costi per l’ospedalizzazione ed allettamento dei pazienti, che sociale, legato alla perdita di mobilità e conseguente autonomia dei soggetti affetti. L’approvazione dello studio da parte del Comitato Etico ha concesso l’estensione della ricerca a soggetti umani, rafforzandone il valore ed auspicabilmente l’impatto sulla popolazione. È oggi fondamentale ricordare come tutto questo sia stato possibile grazie alla guida di clinici ed ingegneri esperti, ma anche grazie al lavoro di giovani studenti e ricercatori: infatti il team di ricerca ha accolto anche giovanissimi laureandi appassionati al settore.
 
  1. Simona Rombo, Founder Kazaam Lab – Kazaam eHealth Platform basata su Big Data e IA per supportare i professionisti del settore sanitario.
    Start-up palermitana che ha ideato Kazaam eHealth Platform, una piattaforma digitale basata su Big Data e Intelligenza Artificiale per supportare i professionisti del settore sanitario nel processo decisionale. Kazaam eHealth risponde al bisogno di adattare le terapie alle specificità degli individui, colmando l’attuale “gap” tra la quantità di dati medici e biologici al momento disponibili e il valore che si riesce a ottenere dagli stess Kazaam eHealth vuole introdurre su larga scala l’analisi dei network molecolari, includendo anche funzionalità per integrazione e analisi di dati su cellule staminali. Coinvolta nel progetto Get it, ha ricevuto un finanziamento dal Fondo di Venture Capita Giordano Dell’Amore.

 

  1. Lorenzo Aquilante, AD Agade – AGADEXO, esoscheletro per ridurre la fatica e infortuni nelle attività usuranti di movimentazione merci.
    Una delle startup innovative che ha partecipato alla prima edizione del percorso di capacity building e Contest Social Tech di Fondazione Triulzia è AGADE srl. Nata come spin-off del Politecnico di Milano, AGADE si pone la missione migliorare la sicurezza sul lavoro attraverso AGADEXO , un esoscheletro innovativo basato su una tecnologia robotica indossabile brevettata, sviluppata per assistere gli operatori durante le attività di movimentazione manuale di carichi, riducendo l’affaticamento fisico e quindi il rischio di infortuni e di assenteismo, rendendo più sostenibile il luogo del lavoro. La tecnologia ibrida di AGADE permette ad AGADEXO di regolare automaticamente la compensazione dello sforzo fisico in base ai movimenti dell’utente e ai carichi sollevati, garantendo dei bassi consumi energetici che riducono il peso di motori e batterie. Ciò rende AGADEXO il primo esoscheletro attivo in grado di unire leggerezza e comfort ad una assistenza adattiva per l’utente, indispensabili per le attività di movimentazione manuale dei carichi. AGADE sta collaborando con CLO Servizi Logistici di Lega Coop insieme ad altre aziende manifatturiere e del settore GDO per testare sul campo AGADEXO e in particolare la versione AGADEXO Shoulder, il primo esoscheletro attivo industriale per assistere le spalle al mondo. Infine, la startup a dicembre 2021 è stata selezionata dall’European Innovation Council Accelerator (EIC) tra le 99 startup in Europa per accedere alla ai finanziamenti per lo sviluppo del prodotto e l’ingresso sul mercato.
 
  1. Arianna Ortelli, CEO & Co-Founder Novis Games – Blind Console, prima piattaforma per il gaming accessibile alle persone affette da disabilità visive.
    Novis Games è una startup innovativa ad impatto sociale che ha realizzato la prima piattaforma di gioco che possa essere utilizzata anche senza la vista, coronando il desiderio di far vivere lo spirito aggregativo alla base dello sport anche a persone ipo e non vedenti. Attraverso il nostro ambiente di sviluppo è possibile creare giochi basati su audio 3D spaziale e vibrazioni, utilizzabili direttamente sulla nostra App per cellulare. Anche se la nostra soluzione è stata testata e pensata principalmente per le persone cieche ed ipovedenti, crediamo che il nostro possa essere un nuovo modo di giocare divertente per tutti, per abbattere la barriera della disabilità in una sfida ad armi pari. Progetto vincitore della prima edizione del Contest Social Tech di Fondazione Triulza e menzione speciale di Unicredit Start Lab 2020.

 

  1. Maurizio Rea, Founder Werea Srl – Aerariumchain, un innovativo servizio cloud (SaaS) di monitoraggio del patrimonio culturale dei musei tramite scansioni 3D.
    Werea ha ideato Aerariumchain, un innovativo servizio cloud (SaaS) di monitoraggio del patrimonio dei musei tramite scansioni 3D. La scansione viene caricata sul portale, dove è salvata in blockchain. Ogni volta che si carica un’altra scansione dello stesso oggetto, un algoritmo di intelligenza artificiale esegue un raffronto, segnala eventuali danni e ti avverte della presenza di indicatori precoci di deterioramento. Le scansioni permettono anche la realizzazione di servizi avanzati per la fruizione del patrimonio. Coinvolta nel progetto Get it, ha ricevuto un finanziamento dal Fondo di Venture Capita Giordano Dell’Amore e dalla Regione Lombardia.

 

  1. Nannerel Fiano, Ricercatrice Università degli Studi di Milano – Indice dell’Inclusione, per misurare le buone prassi inclusive di aziende private e soggetti pubblici.
    Il progetto è stato ideato da Network Comunicazione ed Eupragma, società attive nella comunicazione interna delle imprese e della formazione/consulenza di direzione, ed è stato sviluppato con il supporto di UniMi e UniBa. L’Indice dell’Inclusione è stato creato sulla base di alcuni indicatori (oggettivi e soggettivi), secondo un approccio olistico e scientifico misura, nello specifico, i livelli di inclusione a partire dalla considerazione delle seguenti categorie: gender, LGBTQI, ageing, disabilità, culture/religioni diverse. Il risultato che l’Indice dell’Inclusione mira a raggiungere è la certificazione, attraverso una serie di indicatori quantitativi, della capacità inclusiva di un soggetto, che sia pubblico o privato, e l’esistenza di buone prassi. Si tratta di parametri coerenti con la letteratura e con i GRI per la rendicontazione del bilancio di sostenibilità. L’Indice, al fine di promuovere l’inclusione, offre percorsi e servizi for free e a pagamento per la realizzazione della transizione inclusiva nella compagine aziendale.

 

  1. Alice Gadler, Operatrice in ambito umanitario e internazionale – Monitoraggio (e valutazione) degli interventi di protezione umanitaria.
    Il monitoraggio dei risultati degli interventi di protezione umanitaria presenta sfide particolari: con l’obiettivo di ridurre il rischio per le persone di vedere violati i propri diritti umani e la propria dignità, queste azioni spesso mirano a ottenere cambiamenti nel comportamento di determinati attori e/o cambiamenti politici. Il progetto mappa e presenta metodi e strumenti sviluppati in diversi settori (es. monitoraggio e valutazione delle campagne di advocacy) che potrebbero essere applicati agli interventi di protezione al fine di monitorare meglio i loro output e risultati. Per mostrare il loro potenziale, alcuni di questi strumenti vengono applicati a un caso di studio, incentrato sul lavoro svolto dai Meccanismi nazionali di prevenzione (NPM) in detenzione per prevenire i maltrattamenti dei detenuti: viene proposto un quadro per progettare e monitorare un intervento, che potrebbe essere applicato per analogia da organizzazioni che svolgono attività simili, nonché adattato e adottato da altri attori e per altri progetti di protezione. Final Project Work per l’Executive Master in Management (EMiM), Politecnico di Milano.

 

  1. Riccardo Balistreri, Studente Università degli Studi di Milano – Progetto d’Acquaponica, per coltivare le piante in assenza di terreno con acqua “arricchita” di allevamento di pesci.
    Siamo un gruppo di studenti di agraria che gestisce tre piccoli impianti acquaponici, non solo con pesci ornamentali ma anche con pesci commestibili, così da garantirci un’autoproduzione sia di piante che di pesci. Abbiamo a che fare con un metodo nuovo e complesso, ma molto più innovativo e sostenibile che può rispondere perfettamente ai problemi e alle esigenze dettate dai cambiamenti dell’epoca in cui viviamo. L’acquaponica è l’unione tra l’acquacoltura e la coltivazione idroponica, ovvero una pratica nella quale le piante vengono coltivate in assenza di terreno, col solo impiego di acqua “arricchita” di tutte le sostanze nutritive di cui i vegetali necessitano. Una sorta di orto in acqua con allevamento di pesci. Così, in ottica di economia circolare, i nutrienti fondamentali per la crescita delle piante vengono forniti dall’allevamento del pesce di cui queste sostanze costituiscono i principali prodotti di scarto. Per esempio, l’azoto, – scartato dai pesci sotto forma di escrezione – viene convertito prima a nitrito poi a nitrato e qui assorbito dalle radici delle piante in coltura che si trovano direttamente immerse nell’acqua. Lavorando e studiando siamo riusciti a sostenere questo progetto, autofinanziandoci e soprattutto acquisendo competenze ad hoc per gestire gli impianti.

 

  1. Elena Mancuso, COO, Founder Revo – Moove, pista ciclabile hi-tech che si monta come un gioco di costruzioni.
    Moove è l’idea visionaria a cui ha dato vita Revo, startup milanese che punta a innovare il settore delle infrastrutture bike friendly. Moove è una sorta di tappeto modulare, in plastica o gomma riciclata, che può essere fissato su qualsiasi superficie già esistente. Questo significa che non c’è bisogno di scavi né di cantieri stradali. I tempi d’installazione, quindi, si riducono, come anche i costi di produzione e di manutenzione. In più il sistema è rimovibile e riposizionabile altrove. Coinvolta nel progetto Get it, ha ricevuto un finanziamento dal Fondo di Venture Capita Giordano Dell’Amore.